La coltivazione di cannabis a scopo terapeutico
Un tormentato cammino
Mentre, infatti, per la condotta di detenzione il diritto vivente ritiene non decisivo il solo dato ponderale per stabilire l’uso esclusivamente personale, dovendo, infatti, il giudicante tenere in considerazione tutte le circostanze dell’azione, per la condotta coltivativa, invece, il requisito dello “scarso numero di piante” è predicato come condizione necessaria per inquadrare il fatto fuori dall’area della rilevanza penale.
In disparte l’incertezza sul concetto stesso di “scarso numero”, ciò che più desta perplessità è la cecità dell’attuale orientamento pretorio di fronte ad oggettive ragioni che possano giustificare la coltivazione di un numero di piante “non scarso” (e neppure, chiaramente “considerevole”), ciò nonostante ragionevolmente volte ad un consumo esclusivamente personale.
È il caso – non sporadico – di tutte quelle condotte coltivative poste in essere a scopo terapeutico e, dunque, evidentemente volte ad un consumo personale, eppure al di fuori dell’autorizzazione prevista dall’art. 17, d.P.R. n. 309/1990, caratterizzate da un numero di piante “non scarso” e, per ciò solo, sanzionate penalmente.
Occorre ricordare che la prescrizione di cannabis ad uso medico in Italia riguarda il trattamento del dolore associato a numerose patologie, quali, ad esempio, la sclerosi multipla o le lesioni del midollo spinale; il trattamento della nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia e terapie per HIV; la stimolazione dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa; il trattamento del glaucoma (effetto ipotensivo); la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette.
In molti casi, poi, il trattamento a base di Cannabis risulta indispensabile per l’inefficacia delle terapie convenzionali.
Ciò nondimeno, la produzione di cannabis in Italia è insufficiente a garantire il soddisfacimento della domanda, tanto che nell’ottobre del 2021 il sottosegretario alla salute aveva promesso la pubblicazione di bandi per la coltivazione della cannabis ad uso medico da parte di aziende pubbliche e private italiane, ancora oggi, però, mai usciti.
Costituisce, dunque, un fatto notorio che l’offerta di cannabis ad uso medico non sia in grado di sopperire al bisogno crescente e che, pertanto, molti pazienti siano costretti all’autoproduzione, incorrendo così nel paradosso del processo penale, nonostante l’uso personale sia per essi evidente.
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